Comune dell'entroterra finalese, situato nella
fertile ed irrigua piana alla confluenza del torrente Carbuta con il rio Pora.
Il territorio comunale, nel quale prevale l'insediamento sparso, raggiunge,
all'estremità settentrionale, i 958 m della colla Clavarezza. Compreso nella
marca aleramica (secolo X), nel 1091 divenne possesso di Bonifacio del Vasto, da
cui passò ai Del Carretto di Savona, poi marchesi di Finale, contro i quali si
ribellò nel 1558. Subì la dominazione spagnola dal 1598 al 1713, quando fu
acquistato dalla Repubblica di Genova. Le trincee di età napoleonica a Pian dei
Corsi ricordano eventi della sto ria moderna. Poche le tracce di un ponte
risalente ad epoca romana. La parrocchiale di San Nicolò, edificata nel secolo
XVIII sui resti di una fabbrica duecentesca, si presenta con una vivace facciata
barocca a due ordini, decorata a stucchi, ripetuta fedelmente in minori
proporzioni in un attiguo oratorio; nell'interno, ornato di mar mi e di stucchi,
la prima conserva opere del Maragliano e dipinti settecenteschi. La chiesa di
Santa Libera è del 1550, restaurata nel 1723. Al secolo XV appartiene la chiesa
di San Sebastiano, sulla strada per Finalborgo, a tre navate e abside
quadrangolare e con bel portale. Un portale rinascimentale ha pure la chiesa di
San Lazzaro sulla strada per Corra. Il paesaggio agrario è caratterizzato dalle
coltivazioni di peschi, aranci, viti e ulivi. Favorite da vaste zone boschive,
numerose sono le aziende artigiane per la lavorazione del legno; è attiva anche
una cava di grafite. Turismo estivo in sviluppo.
Prodotti locali: vini Lumassina e Barbarossa. |