Cittadina della Riviera, principale centro del Finalese, situata a levante del roccioso capo di
Caprazoppa. Comprende gli abitati di Finale Marina e della limitrofa Finale Pia,
situate sulla costa rispettivamente alla foce dei torrenti Pora e Sciusa, e di
Finalborgo, posto più al l'interno, alla confluenza dei torrenti Pora e Aquila. La frazione Varigotti, sul mare oltre il campo omonimo, presenta le sue
costruzioni recenti disposte ai lati, della via Aurelia mentre a ridosso della .
vicina punta Crena, vi è il nucleo antico, che conserva case di tipo
mediterraneo: con tetti a terrazza. Il territorio del Finalese è ricchissimo di
caverne abitate dall'uomo preistorico. Ad occidente del promontorio della
Caprazoppa è ubicata la nota caverna delle Arene Candide, che ha restituito
numerose sepolture, fra cui quella celeberrima del cosiddetto "Giovane
Principe", un individuo di 15/16 anni di età, appartenuto alla razza di
Combe-Capelle e morto violentemente, forse per l'attacco di una belva, circa 20
700 anni orsono (Paleolitico superiore, cultura Gravettiana), accompagnata da un
ricchissimo corredo. La caverna della Pollera, aperta presso Montesordo verso
Pian Marino, è conosciuta non soltanto per la sua vastità (30x 18 m), ma perché
ha restituito eccezionali materiali del Neolitico, con particolare riferimento
al periodo medio (4100-3500 a. C.), durante il quale questo luogo e tutto il
Finalese pare fossero di venuti un centro creativo molto importante, non
soltanto nell'ambito regionale, come confermano forme esclusive di ceramica (a
bocca quadrilobata). Sull'altopiano delle Mànie, presso la chiesa di San
Giacomo, l'"arma" (grotta) omonima, annunciata dall'ampia arcata su
cui sorge un gruppo di case di tipo mediterraneo, è al tempo stesso una delle
visioni più spettacolari ed emozionanti dell'entroterra finalese e un sito
archeologico che ha consentito di accertare la presenza umana a partire dal
Paleolitico medio. Parte dell'ampio e unico vano pro tetto dalla volta della
caverna è tutt'oggi adibito a frantoio e aggiunge una ulteriore nota di colore
al fascino del posto. Il territorio di Finale, detto Ad Fines in epoca
romana, segnava il confine tra il territorio dei Liguri Sabazi e quello dei
Liguri Ingauni. Compare nella storia del Medioevo soltanto nel 967, nel diploma
con cui l'imperatore Ottone 1 costituì la marca aleramica. Possesso di
Bonifacio del Vasto nel 1091, nel 1142 fu ereditato dai marchesi Del Carretto,
ai quali fu confermato da Federico Barbarossa (1162). Dopo le cessioni dei
territori di Savona e Noli ai rispettivi comuni negli anni 1190-1193, con i
feudi rimasti i Del Carretto crearono un potente marchesato (si chiamarono
marchesi di Savona e di Finale fino al 1451) che costituiva una spina nel cuore
della Repubblica genovese, di cui interrompeva i traffici e la continuità
territoriale nella Liguria occidentale. Nonostante la conferma dei possessi ai
Del Carretto, fatta da Federico II (1226), il marchesato, che aveva il capo
luogo a Finalborgo, subì il dominio di Genova accettandone le convenzioni del
1290 e del 1340 e fu assoggettato nel 1385 con la sentenza arbitrale di
Antoniotto I Adorno, con la quale i Del Carretto ottennero un'investitura
parziale dei loro stessi feudi. La lite sfociò in una guerra (1447-1448), che
si concluse con l'incendio di Finalborgo e la vittoria di Genova sul marchese
Galeotto Del Carretto. Nel 1496 Alfonso I, ricorrendo all'imperatore, riottenne
da Massimiliano I la totale investitura del marchesato, riconfermata nel 1529 da
Carlo V. La sollevazione popolare contro il malgoverno di Alfonso 11 Del
Carretto (1558) e contro il suo successore provocò nuove rivendicazioni
genovesi e riconferme imperiali, finché il governatore spagnolo di Milano fece
occupare il marchesato (1571), che passò al la Spagna nel 1602. L'acquisto da
parte della Repubblica di Genova nel 1713 fu confermato dalla pace di Aquisgrana
(1748) contro le rivendicazioni dei Savoia. Varigotti è ricordata tra le
località distrutte dai Longobardi di Rotari (641) e nel Medioevo appartenne ai
marchesi Del Carretto di Finale. Nel 1341 i Genovesi, dopo la vittoria sul
marchesato di Finale, ne interrarono e chiusero il porto. Numerose testimonianze
architettoniche documentano in tutti i centri dell'attuale territorio comunale
lo sviluppo unitario della vita civile del Finalese fin dai tempi dell'alto
Medioevo. Di queste la più ragguardevole è costituita dai resti della prima
pieve della zona, che, eretta a Finale Marina su un edificio romano e posta ora
sotto la rimodernata chiesa dei Cappuccini, rivela nelle sue strutture (tre
navate absidate con avanzi di grossi pilastri di un battistero ad immersione,
IV-V secolo , e di un altro circolare, VI11 secolo , del la schola cantorum, degli
altari e di figurazione medievali) tre momenti costruttivi: uno paleocristiano,
uno preromanico e uno romanico, realizzato nei secoli XII XIII. Di origini
medievali sono invece le chiese di Sant'Eusebio e di Sant'Antonino a Perti,
trasformate in epoca barocca, ma entrambe con parti romaniche (cripta del secolo
X1 e base dell'abside, rifatta in forme gotiche nella prima; cripta del secolo
XII e bella abside elevata, a due ordini di monofore, nella seconda, posta nelle
vicinanze dei ruderi medievali del Castrum Perticae). Bell'esempio di
costruzione romanica è pure, a Calvisio Vecchio, il campanile (secolo XIII,
quattro piani di bifore) della chiesa trecentesca, poi barocca, di San Cipriano;
medievali sono, presso Monticello, i resti degli edifici for se costituenti il Castrum
Picae. All'epoca di transizione dal Romanico al Gotico appartiene il
campanile duecentesco, cuspidato e con sette ordini di bifore, della chiesa di
Santa Maria di Pia, edificio che, ricostruito nel 1725-1728, ha nell'interno una
tavola attribuita a Nicolò da Voltri, dipinti di L. Moreno (XV XVI secolo ), un
tabernacolo del Cinquecento e armadi intarsiati di fra' Antonio da Venezia
(1530). Di modi già gotici sono invece il campanile trecentesco, cuspidato e
con tre piani di bifore, della parrocchiale di San Bartolomeo a Gorra e la
chiesa di San Lorenzo Vecchio al capo Noli (avanzi preromanici). La prosperità
del capoluogo del mar chesato del Finalese si avverte anche nel grandioso
complesso dell'ex convento di Santa Caterina, fondato nel 1359 e ricostruito
dopo due secoli con l'aggiunta dei due chiostri rinascimentali, oggi sede del
Civico Museo del Finale, che espone interessanti materiali archeologici dalla
preistoria alla romanità, con il previsto ampliamento fino all'età medievale.
L'annessa chiesa della Superga custodiva i sepolcri della famiglia dei Del
Carretto e possiede un ciclo di affreschi quattrocenteschi. Più diffuse sono le
costruzioni dell'e poca tardogotica, quando (1452) fu ricostruito e cinto di
mura Finalborgo, tuttora esistenti con la coeva porta Testa, la porta Romana e
la porta Reale, rifatta nel 1702. Fu pure rifatto, allo sbocco delle valli del
Pora e dell'Aquila (Finale Marina era già difesa dalla fortezza trecentesca di
Castelfranco), il Castel Gavone, di cui resta con altre parti la Torre del
Diamante, a bugnato. A questo periodo appartengono, nello stesso Borgo, il
campanile ottagonale della basilica di San Biagio, alzato con tre piani di
bifore su una torre delle mura. La chiesa, rifatta nel 1630-1650, è ricca di
dipinti dei secolo XV XVI-XVIII, fra cui l'ancona di Oddone Pascale del 1533 e
opere del Pancalino e di P. L. Spoleti. Conserva inoltre, con un ciborio in
marmo del 1521, un pulpito in marmo di F. Schiaffino, vero capolavoro del
`barocchetto' genovese, e, attribuita allo stesso scultore, una balaustra pure
marmorea. Il portale ogivale di Villa Sanguineti apparteneva alla chiesa di San
Giorgio al Castel Gavone; tardogotici sono pure, a Varigotti, il campanile della
parrocchiale di San Lorenzo (tabernacolo in legno intagliato e polittico del
secolo XVI) e a Perti la chiesa di San Sebastiano (affreschi del 1493 e portale
cinquecentesco). Questa, con l'annessa abbazia iniziata nel 1477, già prelude
ai modi rinascimentali che più liberamente si esprimo no fuori dell'abitato
nella cappella di Nostra Signora di Loreto (fine del XV secolo ) con tamburo
ottagonale e cinque campaniletti, sul modello della cappella Porti nari in
Sant'Eustorgio a Milano. Ai secolo XIII-XIV risale, presso Monticello, la Torre
di Belenda; del XVI sono due torri di vedetta sul capo di Caprazoppa (la
Colombara) e sulla punta di San Donato. Il rinnovamento edilizio, soprattutto di
Finalborgo, ha documentazioni fin dal primo Rinascimento (palazzo Ricci, ora del
Municipio, e Loggia di Raimondo). Del secolo XVI sono, a Finale Marina, i
palazzi Buraggi e Malvasia, mentre seicen teschi sono, ancora a Finalborgo, i
palazzi Prasca (ora Rosso), De Raymondi, De Ferrari, Ferri e Mendaro, spesso
decorati da stucchi e da ferri battuti. La basilica di San Giovanni Battista
(1619-1675) con la vivacissima facciata compresa fra due campanili (opera di N.
Barella del 1762), si pone fra le migliori realizzazioni barocche dell'intera
regione. Interessante anche nell'interno, a tre navate con colonne binate, essa
conserva pitture dei secolo XVI-XVII-X1X e un crocifisso del Maragliano.
Barocco è, sempre a Finale Marina, il campanile del settecentesco oratorio dei
Neri. Al 1666 risale l'arco di trionfo di Margherita di Spagna; alla metà del
secolo scorso quel lo di Carlo Alberto. Costruzioni del secolo XVII sono, a
Finalborgo, i palazzi Arnaldi e Cavassola (facciate con stucchi) e il forte
spagnolesco di San Giovanni. Oltre Verzi, la verde ed appartata va1 Ponci
conserva un cospicuo tratto di strada romana, con cinque ponti, di cui alcuni
tuttora agibili. Risalgono al 11 secolo d. C., quando l'imperatore Adriano fece
ristrutturare le via Giulia Augusta, ap portandovi alcune varianti al tracciato.
A levante di Finale, la frazione di Vari gotti (1000 ab. ) possiede il nucleo
originario del XIV secolo con un gruppo di case di pescatori, sulla riva del
mare, dalla semplice e spontanea architettura mediterranea, con tetti a
terrazza. Sul capo di Varigotti esistono i resti delle fortificazioni
bizantino-longobarde distrutte nel 1341, insieme al castello dei Del Carretto,
da Genova che interrò anche il porto sottostante. La chiesa di San Lorenzo
Vecchio, a pianta rettangolare, è di origini altomedievali ed ha subito
numerosi rimaneggiamenti; la zona ha restituito an che alcuni reperti romani.
Dall'insenatura del capo di Varigotti la tradizione vuo le sia partita la
spedizione militare di Guido di Ventimiglia contro i Saraceni del Frassineto
(954). Finale Marina, le cui funzioni erano un tempo limitate alla pesca e al
commercio, è divenuta il centro più popolato del comune e da essa è partito
lo sviluppo industriale e turistico. Oggi i due nuclei strettamente
interconnessi di Finale Marina e Finale Pia costituiscono una delle stazioni
climatiche più note della riviera savonese, meta ricercata dagli stranieri,
dotata di una buona attrezzatura alberghiera. Le principali attività
manifatturiere sono quelle meccani che e aeronautiche; vi sono, inoltre, im
prese per l'estrazione di pietrisco e per l'estrazione e la lavorazione della
"Pietra di Finale" (calcare fossilifero). Nell'entroterra viene ancora
praticata l'agricoltura (cereali, foraggi, frutta, ulivi e vigneti). Il porto
turistico a levante del capo San Donato, con molo foraneo e banchina di 400 m,
dispone di 700 posti barca complessivi. |